eccomi qui...sono sparita per un pò...grazie franz per gli interventi!
La gloria di aver formulato il primo paradosso di cui si sia conservata memoria non spetterebbe ad Epimenide di Creta, figura semileggendaria di poeta e taumaturgo vissuto all'incirca nel VI secolo a.C., il quale sembra aver asserito: "Tutti i cretesi sono bugiardi" - una frase che, se presa alla lettera, non può essere considerata né vera, né falsa. No, la palma di inventore del primo paradosso tocca piuttosto al polytropos Odisseo, lo scaltro eroe dei mille stratagemmi: "Il mio nome è nessuno" dichiara a Polifemo prima di accecarlo con un aguzzo palo d'ulivo arroventato, e questi chiamando a soccorso gli altri ciclopi non può che gridare dal suo antro: "Nessuno, amici, m'uccide d'inganno e non con la forza". Il possente Polifemo - forse la prima vittima di una trappola logica - rimane così abbandonato al proprio destino e Odisseo si rallegra in cuor suo per aver architettato quella astuzia. Nel suo racconto, Omero usa a questo punto, a significare l'"astuzia", la parola mêtis. La mêtis è una forma dell'intelligenza, una strategia del pensiero che unisce furbizia, accortezza e senso dell'opportunità e trova espressione nella destrezza dell'auriga, nella sagacia del medico, nella malizia della volpe, nell'elusività del polpo.
Ma come mai la frase: "Tutti i cretesi sono bugiardi" è un paradosso? Alla prossima...
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